Gérard Houllier

Il connubio tra gli allenatori Gérard Houllier e Roy Evans fu un segno evidente del cambiamento che stava avvenendo nel calcio inglese. Lo sport era divenuto un business a tutti gli effetti ed i club ormai lasciavano spazio ad una mentalità più aperta nel tentativo di agguantare il successo.

A Liverpool si viaggiava su questo stesso binario. L’ottimismo iniziale mostrato durante le prime stagioni dell’era Evans si erano dissolte, creando nella gerarchia del club la voglia di optare per qualcosa di nuovo. La decisione di procedere con due manager fu la prima volta del club in tal senso, ma date le notevoli capacità del CT della Francia ed il know-how di Evans, questa si rivelò una combinazione che lasciava ampio spazio all’ottimismo per il futuro.

Il vicepresidente Peter Robinson accolse con entusiasmo quella che chiamò “una mossa audace e creativa” e mentre Houllier narrava storie sulla sua eterna fedeltà ai Reds, i fan cominciarono lentamente a dargli il via libera.

“Ricordo ancora perfettamente quando stavo in piedi nella Kop nel periodo in cui insegnavo nella Merseyside e mi dicevo che un giorno sarei tornato per allenare il Liverpool”.

“Sognavo ad occhi aperti, certo”. Considerando che avevo sui 20 anni e nessuno mi conosceva, era quasi una fiaba. Il guardare quei grandi giocatori degli anni ’70 e mescolarsi a quei fan, la cui passione ed il cui sapere ti travolgevano, mi hanno lasciato il segno”.

“Ho sempre voluto essere un allenatore di livello e non potevano pensare ad un posto migliore di Anfield per realizzare il mio sogno.”

La passione di Houllier per i Reds ed il suo successo nel ruolo di direttore tecnico della Francia Campione del Mondo furono di buon auspicio per il futuro. Ma una nuova stagione stava cominciando e l’incertezza riguardo a chi i giocatori si sarebbero rivolti iniziò ad influenzare le performance sul campo e dopo soli quattro mesi dall’inizio di quella campagna Evans decise di dimettersi.

Fu un giorno triste per il club, dato che il prode sostenitore di Anfield era vicino ai 35 anni di collaborazione con i Reds, lasciando a Houllier il compito di porre le fondamenta per la rivoluzione francese. Più avanti spiegò come era riuscito a trasformare completamente la mentalità del club, preparandolo al successo che ci avrebbe visti protagonisti con un notevole triplete nella stagione 2000/01.

“Non fu questo a compiacergli (Liverpool)”, disse.

“Era qualcosa del tipo: ‘Stavamo vincendo e funzionava. Stavamo soltanto giocando a calcetto e funzionava’.

Come nella vita, se non metti in dubbio e cerchi di aggiornare i tuoi metodi verrai dimenticato.”

“La passione di questo sport è incentrata sulla sua tradizione, la sua convenzionalità. Ma al tempo stesso devi essere avventuroso; devi fare qualcosa che è avanti sui tempi.”

“Questo è il modo di progredire. Nel nostro caso era: ‘Questo è il modo in cui giochiamo, questo è il modo in cui ci alleniamo, questo è il modo in cui viaggiamo”.

La visione del futuro di Houllier lo avrebbe portato a rinnovare la squadra con cambiamenti radicali nell’estate del 1999, mentre fuori dal campo supervisionava il riammodernamento di Melwood, la struttura d’allenamento dei Reds, che avrebbe preso le sembianze di un complesso artistico.

I miglioramenti continuarono anche durante la stagione seguente prima dei magnifici successi nel 2000/01, che tra l’altro Le Boss aveva in un certo senso predetto in una sua famosa dichiarazione: “Nel calcio ti puoi solo preparare al successo. Non puoi programmarlo”.

Un anno più tardi una malattia quasi fatale interruppe il regno di Houllier e nonostante egli riprese il comando dal boss Phil Thompson le sue vittorie furono limitate e così lasciò il club nell’estate del 2004 per lasciare il posto a Rafael Benitez.