Kenny Dalglish (2)
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KENNETH MATHIESON DALGLISH

In conseguenza degli eventi dell’Heysel il Liverpool dominatore continentale si ritrovava escluso dalle competizioni europee a tempo indeterminato e con una squadra da ricostruire moralmente oltre che tecnicamente: queste le condizioni scoraggianti in cui Dalglish debuttava da manager.

Ciò nonostante, Kenny porto ad Anfield anche il titolo 1985/86, togliendosi pure la soddisfazione di realizzare personalmente il goal decisivo contro il Chelsea a Stamford Bridge. Per completare l’opera, i Reds riuscirono in un’impresa mai realizzata in precedenza nella loro storia: battendo l’Everton a Wembley per 3-1 conquistarono la FA Cup, suggellando il primo vero Double in 94 anni di storia. Il titolo di Manager of the Year a quel punto non fu certo una sorpresa.

La stagione successiva Dalglish scoprì quanto ripetersi fosse molto più arduo rispetto a vincere la prima volta. Per gli standard di Anfield fu un’annata fallimentare: arrivò sì un secondo posto dietro l’Everton campione, ma non vennero conquistati trofei. A rendere ancor più amara l’estate del 1987, la partenza di Ian Rush direzione Torino, sponda Juventus. Il manager ricostruì l’attacco acquistando due giocatori che avrebbero impresso il loro marchio di fabbrica negli anni a venire: John Barnes dal Watford e Peter Beardsley dal Newcastle.

Nella stagione 1987/88 tutto girò a meraviglia in campionato per il Liverpool, che eguagliò il record del Leeds di 29 partire consecutive senza sconfitte (serie interrotta a Goodison Park) e portò ad Anfield l’ennesimo titolo di Campione d’Inghilterra. Sfuggì invece il secondo Double consecutivo, per mano della “Crazy Gang” del Wimbledon, che nella finale di Wembley si rese protagonista di una delle più grandi imprese dell’intera storia del calcio, battendo i superfavoriti Reds per 1-0.

A pochi anni dall’Heysel un altro tragico evento era destinato ad abbattersi sulla gente del Liverpool nella primavera del 1989: in seguito ai noti fatti di Hillsborough morirono 96 persone. Si trattò della più grande tragedia nella storia del calcio inglese, che portò all’introduzione entro pochi anni di stadi contenenti solo posti a sedere.

La tragedia ebbe un forte peso nella decisione del manager di abbandonare il calcio alcuni anni dopo, ma nei giorni successivi Dalglish si comportò da vero leader e modello di umanità, non solo per i propri giocatori e per la propria tifoseria, ma per l’intera città di Liverpool. Fu lui ad organizzare le visite ai feriti in ospedale, a partecipare a numerosi funerali, a parlare nelle chiese, a visitare parecchie famiglie colpite dalla tragedia dando loro un minimo di conforto. Si narra addirittura che più di una volta Dalglish sia stato svegliato nel cuore della notte da persone bisognose di sostegno morale, ricevendo in cambio ore di dialogo telefonico.

Dopo qualche tempo il pallone ricominciò a rotolare. Il Liverpool vinse la ripetizione della semifinale maledetta e conquistò la finale di Wembley, dove batté di nuovo l’Everton per 3-2 dopo i supplementari, con doppietta di Rush, nel frattempo rientrato dopo la fallimentare esperienza italiana. La vittoria venne naturalmente dedicata alla memoria delle vittime di Sheffield. Ancora una volta però il Double sfuggì dalle mani ai Reds, nella maniera più crudele possibile: nell’ultima decisiva partita Michael Thomas segnò per l’Arsenal a pochi secondi dalla fine il goal che strappò il titolo da Anfield mandandolo ad Highbury.
La stagione successiva vide il Liverpool riconquistare il campionato, mentre la corsa in FA Cup si concluse con una delle più incredibili partite della storia della competizione: il Crystal Palace, battuto per 9-0 ad Anfield in campionato, sconfisse i Reds per 4-3.

Mercoledì 20 Febbraio 1991 il Liverpool incontrò l’Everton nel quinto turno di Coppa d’Inghilterra. Fu un match straordinario che terminò 4-4. La mattina seguente Dalglish partecipò ad una riunione di routine con il presidente ed il chief executive. Dopo venti minuti annunciò loro, senza preavviso, le immediate dimissioni. La notizia fece il giro del mondo nel giro di poche ore, facendo ripiombare i tifosi del Liverpool nell’incubo dell’estate 1974, quando fu Shankly a sorprendere tutti con l’annuncio improvviso del proprio ritiro. Ad amplificare il senso di sorpresa e smarrimento contribuì il fatto che il Liverpool era primo in campionato ed in corsa per il double. Addirittura non era nemmeno stata completata la sfida contro l’Everton in coppa!

Dalglish descrisse sé stesso come una persona ormai giunta al limite della pressione umanamente sopportabile. La sua salute cominciava a risentirne e, come ebbe a dire al presidente Noel White, nei giorni delle partite aveva l’impressione che la testa gli esplodesse. Purtroppo per il popolo Red non si ripeté quanto successe dopo le dimissioni di Shankly, quando il vice Paisley portò in pochi anni il Liverpool in cima all’Europa. Al contrario, questa volta l’addio del manager portò all’inizio di un lungo periodo di declino, interrotto con il Treble di coppe del 2001, ma che ancora prosegue per quanto riguarda il campionato.
Otto mesi dopo il ritiro Dalglish aveva ritrovato la pace con sé stesso e la voglia di calcio era ritornata a farsi sentire prepotentemente; quando arrivò l’offerta del Blackburn, allora in seconda divisione, questa venne subito accettata. Nel giro di 3 anni i Rovers, grazie alla sapienza di Dalglish, alle sterline di Jack Walker ed ai goal di Sutton e Shearer, divennero campioni d’Inghilterra. Il trionfo arrivò, per un divertente scherzo del destino, proprio ad Anfield, dove la nuova squadra di Dalglish uscì sconfitta dal Liverpool, vedendosi letteralmente regalare il titolo dal Manchester United, che non andò oltre il pareggio ad Upton Park contro il West Ham.

Un altro scherzo del destino si verificò quando Dalglish nel 1997 assunse la guida del Newcastle, succedendo proprio a colui il quale gli aveva lasciato la maglia del Liverpool vent’anni prima: Kevin Keegan. Nonostante una storica qualificazione alla Champions League ed il raggiungimento di una finale di FA Cup, Dalglish venne esonerato all’inizio della stagione 1998/99. Non meno negativa fu l’esperienza, prima come Director of Football e poi come manager, nel suo primo club, il Celtic Glasgow. La maniacalità nello svolgere il proprio lavoro rappresentò probabilmente sia la fortuna che la maledizione di Dalglish, in quanto lo portò sì a vincere come pochi altri (14 campionati tra Inghilterra e Scozia, come giocatore o come manager) ma, diventando con il tempo ossessione, lo portò a situazioni di stress emotivo che probabilmente gli impedirono di proseguire una carriera da manager nel modo in cui la sua enorme intelligenza, non solo calcistica, avrebbe meritato.

Phil Neal
 
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