Campioni d'Europa
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1977: Campioni d’Europa per la prima volta

Se la vittoria dell’FA Cup per la prima volta, nel 1965, è considerata come il più grande giorno nella storia del Liverpool Football Club, non vi è dubbio che la vittoria della Coppa dei Campioni per la prima volta, nel 1977, fu la più grande notte.

Il 25 maggio del 1977, come il primo maggio del 1965, è una data che avrà sempre un significato speciale per i tifosi del Liverpool, visto che fu in quella mite notte a Roma che Emlyn Hughes sollevò con orgoglio quel luccicante trofeo d’argento che è la Coppa dei Campioni, il premio più grande a livello di club.

Fu il culmine di 13 anni di sforzi e l’inizio di un periodo di dominio senza precedenti di un club Inglese in Europa. In seguito sono arrivate altre quattro Coppe dei Campioni/Champions League, ma il primo trionfo rimarrà sempre il più prezioso.

Ronnie Moran (allenatore del LFC 1969-99): “Il sabato precedente avevamo perso la finale di FA Cup e tutti erano delusi, non solo i giocatori. Sapevamo di avere una grande partita a Roma il mercoledì, quindi dovevamo rialzare la testa. Non c’era bisogno di prendere a calci nel sedere nessuno, i giocatori si fecero animo ancora una volta, ed è per questo che vincemmo a Roma.”

La capitale Italiana fu meta di un esodo di massa di tifosi pronti a sostenere i Reds. Fu il più grande spostamento di tifosi Inglesi di sempre ed il mare di bandiere a scacchi rossi e bianchi che salutò i giocatori diede loro una carica pazzesca prima della partita più importante nella storia del club fino ad allora.

Terry McDermott (giocatore del LFC 1974-82): “Il ricordo di Roma non sbiadirà mai dalla mia memoria. Ricorderò sempre quella notte fino al giorno della mia morte, l’uscita sul terreno di gioco e la vista di bandiere a scacchi bianchi e rossi… Non avevo mai visto niente di simile e non ho mai visto niente di simile dopo d’allora. Si respirava una straordinaria atmosfera e fu una sensazione incredibile vedere quei tifosi. Ci saranno stati almeno 30.000 scousers sugli spalti ed era semplicemente una cosa fenomenale. Camminammo sul terreno di gioco circa un'ora prima della partita e pensammo 'Cristo, come possiamo perdere di fronte a tutta questa gente?'. Ma, ovviamente, non perdemmo.”

Tommy Smith (giocatore del LFC 1960-78): “La finale della Coppa dei Campioni del ‘77 fu quella in cui notai la folla. Uscimmo a guardare quello che stava succedendo nello stadio di Roma e per tre quarti era rosso. Io non riuscivo a crederci, era una cosa che colpiva veramente – 'Abbiamo più tifosi dei tedeschi', pensai – ed ero consapevole che loro non erano così lontani e ho pensato che addirittura ce ne fossero di più.”

Emlyn Hughes (giocatore e capitano del LFC 1967-79): “Mi ricordo di essere uscito sul campo prima della partita e di aver pensato tra me e me 'Gesù Cristo, siamo tornati a Liverpool!' C’era così tanta gente di Liverpool… Fummo accolti da un mare di rosso e bianco. Il sostegno dei tifosi diede una carica fantastica a tutti noi e tutti ci dicevamo che non potevamo assolutamente perdere. Era come giocare in casa. Posso immaginare quello che i giocatori del Borussia devono aver pensato quando uscirono. Devono essersi guardati intorno ed aver pensato di non avere alcuna chance contro una tifoseria del genere. Deve essere sembrato loro come se stessero giocando ad Anfield.”

Tra la massa di bandiere che salutarono i giocatori del Liverpool al loro ingresso in campo la più vistosa era senza dubbio quella in onore dell’eroismo europeo dell’amato terzino Joey Jones su cui, in riferimento alle partite contro St. Etienne e Zurigo ed alla finale stessa contro il Mönchengladbach, si leggeva “Joey ate the Frogs' Legs, Made the Swiss roll, Now he’s Munching-Gladbach”, cioè più o meno “Joey ha mangiato le cosce delle rane, ha fatto un rotolo degli Svizzeri, ora sgranocchierà il Gladbach”.

Grande 7 metri per 2,5 e realizzata dai Kopites Phil Downey e Jimmy Cummings, lo striscione era cresciuto a dismisura con il prosieguo dei Reds in Europa quella stagione.

Phil Cummings (tifoso del LFC): “In origine c’era solo la parte delle Frogs’ Legs. Il “Joey Made the Swiss roll” fu una naturale conseguenza della semifinale di Zurigo. Ma ci scervellammo per ore su cosa fare per la finale. Poi mia madre se ne uscì con la soluzione e la realizzammo tutti insieme. Ecco come nacque.”

Joey Jones (giocatore del LFC 1975-78): “C’erano stati uno o due striscioni allo stadio di Wembley che mi avevano fatto ridere, ma quando uscii dal tunnel dello Stadio Olimpico di Roma e vidi quello lì mi fece sentire alto come un gigante. La vista di tutti quei tifosi del Liverpool a Roma mi caricò più di ogni altra cosa. Sinceramente non mi aspettavo che ce ne sarebbero stati così tanti. Superavano i tedeschi di circa tre o quattro a uno. Era incredibile quello che alcuni di loro avevano fatto per essere a Roma.”

Di fronte ad un Borussia con giocatori di provata fama internazionale come Vogts, Bonhof, Heeynckes e Simonsen, il compito che attendeva il Liverpool era più che proibitivo ma, con il sostegno di una tifoseria di fanatici come quella a risuonare nelle loro orecchie, i Reds scesero in campo fiduciosi ed andarono in vantaggio grazie a Terry McDermott intorno alla metà del primo tempo.

Tommy Smith: “Uscimmo sul terreno di gioco e l’atmosfera era irreale. Penso che quella notte non solo diventammo una squadra europea, ma giocammo anche come una squadra europea. Il primo goal di Terry McDermott fu straordinario. Un piccolo uno-due, bang, bang, bang e la alza sopra il portiere. Assolutamente eccezionale.”

Terry McDermott: “Ricordo perfettamente il mio goal. L’ho visto così tante volte in televisione. Anche se non fu il migliore, fu il più importante. Cally passò la palla a Heighway, che realizzò un grande passaggio filtrante servendomelo sulla corsa. Io avevo alle calcagna Wolfgang Kneib a circa 3 metri di distanza. Pensai: 'Su, su, colpiscila prima che lui arrivi e ti distrugga.'. Quella palla poteva andare ovunque, ma andò in fondo alla rete.”

Alla fine del primo tempo, le bandiere riapparvero per esprimere il loro consenso nei confronti di un lavoro ben fatto. So far so good, ci si diceva all’interno dello spogliatoio del Liverpool, ma nella sua chiacchierata dell’intervallo alla squadra Paisley mise in guardia i suoi dal ritenersi soddisfatti. Furono però parole al vento ed a sei minuti dalla ripresa i tedeschi colpirono e pareggiarono i conti.

Emlyn Hughes: “Qualsiasi squadra, non importa contro chi stai giocando, crea almeno due occasioni in una partita. Il Borussia non fu diverso. Ebbero cinque minuti magici in cui erano al top e ne trassero il massimo vantaggio agguantando il pari.”

L’altrimenti impeccabile Jimmy Case, giovane calciatore europeo dell’anno nel 1977, fu lo sfortunato colpevole del Liverpool sbagliando un retropassaggio a Clemence e fornendo ad Allan Simonsen la chance che aveva desiderato per tutta la serata.

L’attaccante danese si avventò rapidamente sull’errore di Case e, in un lampo, sferzò un tiro che finì nel sette alle spalle di un impotente Clemence.

Tommy Smith: “Segnarono un goal nato da un retropassaggio sbagliato di Jimmy Case, ma noi prendemmo in mano il gioco con pazienza e tranquillità. Eravamo sull’1-1 e poi segnai io, cosa molto insolita.”

Sugli sviluppi di un corner di Heighway dalla sinistra l’ariete di Anfield, alla sua 600esima presenza in squadra, si alzò come una fenice dalle fiamme per mandare un micidiale colpo di testa a sbattere contro la parte posteriore della rete del Borussia.

Tommy Smith: “Quelli del Borussia non riuscirono a fare il loro dovere. Avevamo stabilito prima che fossi io a saltare nei corner, ma non si erano preparati per questo ed io rimasi smarcato. Ci si aspettava che Stevie (Heighway) battesse tagliato e la mia idea era quella di darla subito di prima a Keegan e, in generale, creare confusione nella loro area di rigore. Invece lui calciò verso il centro, io corsi in direzione del pallone e lo impattai con un colpo di testa perfetto. Il portiere non si mosse. Paragonerei il mio colpo di testa ad un servizio vincente nel tennis o ad una buca al primo colpo nel golf. Fu perfetto sotto tutti i punti di vista.”

Ad otto minuti dalla fine, Kevin Keegan, che giocò la partita della sua vita, recuperò palla appena oltre la linea di metà campo e, con Berti Vogts che gli stava attaccato come un’ombra a seguire la sua scia, intraprese una corsa impetuosa che lo portò alla distanza di tiro dalla porta del Borussia. Quando si preparava a scagliare il suo tiro dalla distanza di undici metri Vogts, come prevedibile, lo buttò a terra. Fu un rigore lampante, che di più lampanti non se ne possono vedere. L’arbitro, Mr. Wurtz, non esitò ad indicare il dischetto e toccò a Phil Neal suggellare il più memorabile trionfo del Liverpool Football Club.

Phil Neal (giocatore del LFC 1974-85): “Toccò a me mettere fine alla partita ed i passi verso il dischetto furono una lunga angosciosa camminata. Quella partita fu il canto del cigno di Kevin. Portò in giro Berti Vogts ed alla fine Berti, frustrato, lo buttò giù, rigore! Camminai in direzione di quel dischetto come se fossero 45 metri e ciò che mi ricordo di più dei momenti prima di tirare il rigore è Cally, che ha giocato un milione di partite per questo club, al limite dell’area con le mani giunte a pregare, dicendo: 'Su Nealy, per favore!' Sapevo che se avessi segnato la partita sarebbe stata chiusa, ma quando tirai non ero nervoso. Quando ero uscito dal tunnel, prima della partita, ero stato colpito dal fatto che Wolfgang Kneib era di circa sei o sette centimetri più alto di Clem ed in quel momento avevo deciso che, qualora avessi dovuto battere un calcio di rigore, l’avrei battuto basso, perché sarebbe stato faticoso per lui abbassarsi a prendere la palla. Questo è ciò che feci ed il pallone rotolò oltre la linea di porta.”

Era il momento che il club aspettava da quella lontana domenica pomeriggio dell’agosto del 1964, quando partì alla volta di Reykjavik per la prima trasferta europea della sua storia e per Bob Paisley, il membro più anziano dello staff di Anfield, fu il trionfo definitivo.

Bob Paisley (allenatore del LFC 1974-83): “Arrivare dalla sconfitta di Wembley e giocare così è stata un’impresa di per sé. Il nostro morale è stato poi ulteriormente messo alla prova in occasione dell’errore con cui abbiamo regalato il goal che gli avversari hanno realizzato brillantemente. La risposta dei giocatori la dice lunga su di loro e dimostra solo che grandi professionisti siano. Abbiamo reso orgoglioso il Paese e questo è il mio momento più bello.”

Il successo di Roma per i giocatori, lo staff ed i tifosi fu la fine di una odissea lunga 13 anni.

Emlyn Hughes: “Ricordo di aver salito quei gradini per sollevare la coppa e di essermi sentito privilegiato nel farlo. Non pensavo a me stesso, a Kevin Keegan ed al resto dei ragazzi che avevano appena vinto la partita. I nomi che mi balenarono in mente furono quelli di Roger Hunt, Ian St John e Ron Yeats, Shanks e Rueben Bennett. Questi erano gli uomini che ci avevano dato la possibilità di vincere la Coppa dei Campioni e che ci avevano messo nella posizione in cui ci trovavamo. Quando afferrai la coppa sapevo che era tanto loro quanto nostra.”

Bill Highton (tifoso del LFC): “Per me non si trattò tanto della partita in sé o del risultato, anche se ovviamente entrambi furono grandiosi. C'era la sensazione di aver continuato quello che chi ci aveva preceduto aveva iniziato. Mi ricordo che, sul bus per l’aeroporto, mi sentivo in soggezione davanti a due tifosi più anziani. Erano stati a Milano nel '65 e ci avevano visto derubati della semifinale. Per loro era la fine del viaggio. Sul pullman c'era anche un bambino di circa dieci anni. Per lui il viaggio era solo all'inizio.”

Phil Neal
 
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