Heysel
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1985: Il disastro dell’Heysel

Nessuno dimenticherà mai i tragici eventi dello stadio Heysel di Bruxelles il 29 maggio 1985. Il Liverpool stava giocando la finale di Coppa dei Campioni contro la Juventus e quella che avrebbe dovuto essere una delle più grandi notti della storia del club si trasformò nel momento più buio.

Invece di lasciare Bruxelles dopo aver visto la loro squadra sollevare la quinta Coppa dei Campioni, i tifosi del Liverpool tornarono in Inghilterra dopo aver assistito alla morte di 38 italiani ed un belga.

Per tutti coloro che avevano a che fare con il club, quella tragica notte, si tratta di un argomento che rievoca cupi ricordi.

Phil Neal (giocatore del LFC 1974-85 e capitano all’Heysel): “Non vedevo l’ora di giocare la mia quinta finale di Coppa dei Campioni con il Liverpool e invece si trasformò in una tragedia del genere. Fu davvero disgustoso.”

Peter Hooton (tifoso del LFC ed ex leader dei “The Farm”): “Il motivo di quel disastro fu semplicemente l’inadeguatezza delle autorità.”

Les Lawson (tifoso del LFC e segretario del club ufficiale dei tifosi del LFC): “Peter Robinson prima della finale aveva detto all’UEFA che il modo in cui erano stati sistemati i tifosi non andava bene e il terreno era sotto gli standard europei, ma non lo ascoltarono. Mi spiace così tanto per le famiglie dei tifosi italiani che persero la vita, ma tutto ciò avrebbe potuto essere evitato se l’UEFA avesse dato retta a Peter Robinson.”

Phil Neal: “La squadra non aveva colpe, così come la Juventus. Spesso ci penso e mi dico che non ci fu affatto nessun’inchiesta. Vorrei sapere di chi è la colpa di aver scelto quello stadio inadeguato e in rovina per una finale di Coppa dei Campioni tra due grandi squadre. Di sicuro Barcellona era disponibile e magari anche il Bernabéu, insomma, avrebbe potuto tenersi ovunque tranne che in uno stadio di atletica in stato di abbandono.”

Il Liverpool aveva contestato la scelta di giocare la finale su quel campo ben prima che i piccoli screzi al di fuori dello stadio si trasformassero in qualcosa di più pesante all’interno. A parte il fatto che lo stadio sembrava cadere a pezzi, la preoccupazione principale del Liverpool era che ci sarebbe stata una zona neutrale dello stadio riservata ai tifosi belgi. Il club sosteneva che i biglietti avrebbero dovuto essere assegnati solo al Liverpool e alla Juventus. Creare una zona neutrale a parte avrebbe portato solo alla possibilità che entrambe le tifoserie acquistassero biglietti presso i bagarini belgi, creando così una pericolosa zona mista. Come la storia poi dimostrò, quest’area neutrale fu presto riempita da tifosi italiani.

Peter Hooton: “L’Arsenal vi aveva giocato alcuni anni prima e, tramite il passaparola, avevamo saputo dai loro tifosi che si trattava di una discarica. Quindi lo sapevano tutti. Anche quando abbiamo avuto i nostri biglietti: abbiamo visto la sezione X con una croce sopra e ci siamo chiesti ‘Che vuol dire’? Ricordo perfettamente quando ho avuto il mio biglietto – ho ancora il biglietto intero a casa: ha le sezioni X Y Z e la sezione X è cancellata con il pennarello. Poi si sparse la voce che la Juventus aveva avuto metà dei posti riservati a noi. Quella fu la prima voce, ma poi venne fuori che la Juventus aveva un terzo dei posti. Le autorità dissero che la sezione X era per i tifosi neutrali, ma tutti sapevano che a Bruxelles c’era una grande comunità italiana e che quei biglietti sarebbero finiti nelle mani di tifosi della Juventus.”

Phil Neal: “Noi avevamo 11.000 biglietti, ed è questo che ancora oggi non mi va giù. Joe Fagan avrebbe dovuto ricevere un addio glorioso, come Bob Paisley, in un clima di vittoria, visto che avremmo dato il massimo perché se ne andasse nel modo in cui se ne andò Bob Paisley. Ma questo non successe. Ed fa ancora male pensare che, in fondo, qualcuno ne fu responsabile.”

Les Lawson: “Fu uno di quei giorni in cui… sai quando fuori dal campo hai una brutta sensazione che qualcosa non va? Ed era la prima volta in assoluto che io provavo una sensazione del genere prima di una partita. Era una bella giornata, calda e soleggiata e stavamo in un hotel da un paio di giorni. Lasciammo l’hotel e raggiungemmo il campo. Era bello, faceva caldo e c’era il sole; scendemmo dal pullman e ci sparpagliammo. Eravamo distesi sull’erba ed all’improvviso arrivò quella sensazione. Non posso descrivere cosa provai, fu come un brivido lungo la spina dorsale, in sostanza la sensazione che quel giorno qualcosa non andasse bene.”

Peter Hooton: “Eravamo disgustati dall’organizzazione, già prima che succedesse qualcosa sugli spalti. Dicevamo alla gente ‘Che succede? Dov’è la fila?’: ognuno andava per conto suo, ci si doveva letteralmente accalcare per entrare, a tutti i costi, anche se si aveva il biglietto, e appena si entrava si era presi a manganellate senza un valido motivo.”

Les Lawson: “Sia io che i miei amici ci sentivamo a disagio a stare seduti fuori dallo stadio e decidemmo di entrare, fondamentalmente per la nostra sicurezza. Con orrore, scoprimmo che non eravamo nel settore principale, insieme ai tifosi del Liverpool, ma eravamo di lato. Una volta dentro pensavamo di poterci rilassare visto che saremmo stati tra tifosi del Liverpool: avevamo comprato i nostri biglietti ad Anfield, avevamo viaggiato con la Development Association, ma di fatto eravamo circondati da tifosi della Juventus, il che ci fece sentire ancora più a disagio.”

Peter Hooton: “Penso che ci furono così tanti feriti a causa dell’atteggiamento della polizia. Il ragazzo che era con me, appena entrò, si vide una pistola puntata contro da parte di uno dei poliziotti! Ed aveva il biglietto! Solo perché si chinò per schivare una manganellata sulla testa… Un momento, uno compra un biglietto per una partita e, quando entra, riceve una manganellata in testa?! Penso che lui si lamentò di questo e che fu per questo che uno dei poliziotti gli puntò una pistola contro. Erano completamente privi di esperienza, avevano avuto questa immagine degli hooligan Inglesi e non sapevano come comportarsi con la folla, pensavano che tutti gli Inglesi fossero hooligans.”

Circa un’ora prima del previsto calcio d’inizio, gli animi si fecero bollenti all’interno dello stadio, con entrambe le tifoserie che si stuzzicavano al di là di un muretto divisorio fatto di una rete metallica a maglie strette. Dopo un lungo momento in cui vennero lanciati oggetti sulle gradinate occupate dai Reds, i tifosi del Liverpool si scagliarono contro i loro pari italiani: scoppiò il caos, i tifosi della Juventus scapparono e ne seguì una ressa. Un muro che bloccava loro la fuga crollò su di loro, e 39 tifosi morirono.

Les Lawson: “Portai con me la mia macchina fotografica, che aveva un teleobiettivo. Intendevo solo fare qualche scatto e ce l’avevo attorno al collo. Ricordo solo di aver fatto una panoramica dello stadio: una partita tra bambini andava in scena prima del calcio d’inizio come intrattenimento pre-partita, ma l’atmosfera era ostile e sugli spalti sembravano esserci più tifosi della Juventus che sostenitori del Liverpool. Alla fine di quella partita tra i bambini ero seduto a riprendere ancora tutto lo stadio e, per caso, il mio teleobiettivo mise a fuoco l’area in cui il muro aveva ceduto: non sapevo cosa stesse succedendo in quel momento e, tutto a un tratto, vidi solo uno sbuffo di polvere.”

Peter Hooton: “Io ero nel settore opposto alla curva il cui muro cedette, quindi non vidi direttamente con i miei occhi la causa del crollo, ma sembrava solo una zuffa da niente, un tafferuglio di poco conto, paragonati a quelli che si erano visti centinaia di volte prima in qualsiasi stadio di qualsiasi parte del mondo. Venti poliziotti di Anfield Road avrebbero sistemato tutto in 30 secondi, ne sono certo.”

Kenny Dalglish (giocatore del LFC 1977-90): “Non posso scusare l’azione di qualche tifoso del Liverpool, ma è difficile non reagire quando i tifosi avversari ti lanciano della roba addosso. Ai tifosi del Liverpool non sarebbe mai venuto in mente che vi sarebbero potute essere delle vittime, quando oltrepassarono la rete. Se sei stato lapidato dalle pietre l’anno precedente e hai sofferto molto, non lo sopporterai più. Ecco come sono iniziati i disordini.”

Per l’allenatore del Liverpool Joe Fagan, che si sarebbe dimesso alla fine della stagione, si trattò di una fine da incubo per una gloriosa carriera con i Reds.

Phil Neal: “Joe Fagan era andato a parlare con i tifosi e loro chiesero che lo facessi anch’io, così circa un’ora dopo andai verso il podio accompagnato da una guardia del corpo, con la gente che mi sputava addosso. Dovetti avvicinarmi all’altoparlante, che era dall’altra parte, dove c’erano gli Italiani, e non era la strada migliore da fare, soprattutto avendo addosso una divisa del Liverpool. Ricordo che l’UEFA mi consegnò un foglio e mi disse di leggerlo. Lo guardai e pensai ‘No, non lo farò, dirò quel che sento nel mio cuore’. Così lo feci, lo accartocciai e lo buttai a terra e mi limitai a chiedere ai nostri tifosi di calmarsi.

Più tardi, quella sera, la Juventus vinse la Coppa dei Campioni per 1-0, grazie a un rigore discutibile di Michel Platini. Non che importasse davvero a qualcuno. Fu una partita che nessuno vuole ricordare.

Peter Hooton: “Anche dopo che il muro crollò, mentre si giocava la partita, vi era un clima surreale, perché c’era la polizia a cavallo che controllava il perimetro mentre i tifosi della Juventus arrivavano dall’altra parte. Quando si vedono dei filmati sull’Heysel si vedono sempre tifosi della Juventus dall’altra parte, con pali e altri oggetti, che provano a scagliarsi contro i tifosi del Liverpool. Dio solo sa cosa sarebbe successo se fossero riusciti ad arrivare nel settore dove c’erano i tifosi del Liverpool, probabilmente ci sarebbero state più vittime. Eppure mi ricordo che pensai ‘Siamo in finale di coppa dei Campioni e questo è solo uno scherzo’. Anche se ancora non sapevamo che qualcuno era morto né lo immaginavamo, io pensai ‘Questo è il caos.'”

Ian Rush (giocatore del LFC 1980-86 e 198-96): “Dopo quel che è successo sarà sempre un non-evento. C’era un rigore netto per noi quando Ronnie Whelan andò giù, ma furono loro a segnare su un calcio di rigore nato da un fallo fuori area. Ma tutto questo è irrilevante a confronto di quanto accadde, e noi giocammo sul serio: basta chiedere a tutti coloro che giocarono quella partita, anche ai giocatori della Juventus, non fu una finale di Coppa dei Campioni, fu solo una partita. Era come se pensassimo ‘ok, finiamo sta partita e andiamo a vedere se le nostre famiglie stanno bene e se anche gli altri stanno bene’.”

Peter Hooton: “Penso che per i giocatori fu una faccenda ingloriosa, perché sapevano che erano morte delle persone, ma la maggior parte dei tifosi non sapevano che c’erano state delle vittime.”

Phil Neal: “Ci fu detto che dovevamo giocare, ma io pensai che sarebbe stato meglio cancellare la partita. Anche annullarla ed invalidare la vittoria della Juventus, ma penso che cancellare completamente la partita sarebbe stata una decisione migliore.”

Fu solo al mattino successivo che a casa si colse la reale entità della tragedia.

Kenny Dalglish: “Vedemmo i tifosi Italiani gridare e dare colpi sulla fiancata del nostro autobus, quando lasciammo l'albergo. Quando lasciammo Bruxelles gli Italiani erano comprensibilmente arrabbiati, 39 loro amici erano morti. Furono necessari un sacco di poliziotti per proteggere il bus. Mi ricordo bene un Italiano, che aveva la faccia contro il finestrino dove ero seduto io. Piangeva ed urlava. Si prova compassione per chi perde una persona in tali circostanze.”

Peter Hooton: “Fu solo quando tornammo a Ostend che si cominciò a comprendere l’orrore di tutto quello che era accaduto. Ricordo che era tutto chiuso, l’intera città era chiusa, e incontrammo la polizia che ci confiscò bandiere e quant’altro. Ricordo che il ragazzo che era con me disse ‘Perché lo fate?’. Non lo sapeva, nessuno lo sapeva, fu solo una volta tornati in hotel che ci venne detto quel che era successo.”

Peter Robinson (amministratore delegato del LFC): E’ una storia di orrore con cui bisogna convivere.”

Les Lawson: “Vorrei solo che non fosse mai successo. Tutto quel che si può dire è che spiace tantissimo per le persone che hanno perso la vita e per le loro famiglie.”

Ian Rush: “Dobbiamo ricordare eventi come questi, dobbiamo trarne un insegnamento ed assicurarci che non si verifichino mai più.”

Kenny Dalglish: “Uno va a vedere una partita. Non va aspettandosi quel genere di finale, no? Il calcio non è così importante. Nessuna partita di calcio lo è. Tutto il resto perde di significato. I tifosi della Juventus non avrebbero dovuto tirare pietre. Quelli del Liverpool non avrebbero dovuto reagire come fecero. Eppure nessuna delle due tifoserie avrebbe potuto prevedere il terribile risultato delle loro azioni. Se ne avessero previsto le atroci conseguenze, o anche solo immaginato che cose terribili potessero venirne fuori, sono sicuro che gli Italiani non avrebbero tirato pietre e che la ritorsione degli Inglesi non avrebbe avuto luogo. Ognuno di loro, Italiano od Inglese che sia, deve essersene pentito. Sono sicuro che se ne pentano ancora oggi.”

Il 29 maggio sarà per sempre un giorno di commemorazione sia per i tifosi della Juventus che per quelli del Liverpool. Pensate per un minuto a coloro che persero la vita all’Heysel e pregate che non accada mai più.


Phil Neal
 
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Ronnie Whelan
 
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Ian Rush
 
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